Feb. 20, 2025 126

Agisci se vuoi cambiare la tua visione

“Andate in Chiesa e inginocchiatevi, pregate, onorate i sacramenti, comportatevi come se voi credeste. La fede non tarderà ad arrivare” queste le parole di Pascal rivolte a coloro che decidevano di credere, ma che avevano difficoltà a suscitare interiormente la fede. Questa celebre suggerimento sottiene alla logica del “Creare dal nulla” ovvero qualcosa che non esiste può produrre effetti concreti se viene ritenuto esistente. Credere in qualcosa, infatti, induce a scegliere e ad agire. L’uomo non ama l’incertezza e quindi si aggrappa a credenze e le rende vere per crearsi una base solida a cui appoggiarsi. Sulla base di questo bisogno umano si fonda un’importante strategia terapeutica utilizzata in molti disagi psicologici, con effetti straordinari e rapidi: la tecnica del “come se” o la “Miracle Question”.
Che ci piaccia o no, siamo continuamente artefici e vittime dei nostri autoinganni, ecco che allora comportarsi “come se” una cosa fosse vera produce realmente cambiamenti miracolosi. E questi non sono frutto del “pensiero positivo” tanto dilagante in questo momento. Questo è semplicemente il processo di cambiamento che parte da ciò che facciamo per andare a cambiare ciò che percepiamo.

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Amy Cuddy, psicologa sociale, vittima di un incidente che compromise gravemente le sue facoltà cognitive, poteva decidere di arrendersi alla sua nuova condizione, scelse, invece di riuscire a terminare i suoi studi, continuare i suoi lavori e recuperare le sue funzioni, solamente “fingendo” cioè sforzandosi di continuare a fare ciò che faceva. Nelle sue ricerche, persone che fingevano un determinato stato, in particolare assumevano una postura fisica da leader pur non sentendosi leader affatto, dopo appena 120 secondi cominciavano a sentirsi veramente in quello stato. Fingere di essere qualcosa, di fare qualcosa, ti dà l’avvio per essere davvero in quel modo, per poter fare davvero quella cosa, per raggiungere e mantenere quello stato desiderato. Se entriamo in campo clinico, possiamo prendere ad esempio una persona insicura che entra in un locale convinta che le persone al suo interno la ritengano una persona sgradevole.
Questo pregiudizio la renderà sicuramente rigida e sospettosa. Anche coloro che sono nel locale vedranno entrare una persona che li guarda con sospetto, ha un atteggiamento difensivo che suona come un rifiuto o un’offesa.
Il risultato finale sarà che l’insicuro avrà avuto la conferma di essere sgradevole e rifiutato. In realtà tutto questo è risultato di una costruzione che la persona stessa con le sue azioni ha reso vera. Se terapeuticamente la persona fosse guidata ad entrare convinta di essere simpatica e piacevole, e sulla base di questa convinzione si comporterasse di conseguenza, muovendosi con disivoltura, con uno sguardo aperto e sicuro, in cerca di contatto, le persone si sentirebbero gratificate e reagirebbero quindi in modo speculare. Questo le darebbe conferma che, probabilmente, è davvero una persona interessante e gradevole. Allo stesso modo il depresso che ormai rinuncia a vivere la vita, smettendo di fare e piangendo il suo stato, alimenta con lacrime e inattività, esattamente ciò di cui si lamenta. “Io non ce la faccio” dice giustamente: eppure è proprio “il fare” che ti fa riuscire a fare, perchè aspettare di “sentire” di potercerla fare o di “capire” perchè non ce la si fa, spesso, alimenta solamente il proprio malessere. L’abilità di “creare dal nulla” è quindi una competenza fondamentale da apprendere che ci permette di passare dalla posizione di chi costruisce ciò che subisce a quella di chi costruisce ciò che gestisce e miracolosamente ci permette di uscire da una gabbia che noi stessi inconsapevolmente stiamo alimentando.

«Se vuoi vedere, impara ad agire» Heinz von Foerster