May 25, 2021 2478

I capelli e la loro simbologia

Seconda la medicina cinese la salute dei capelli deriva dall’energia e dalla forza dei reni. “I reni fioriscono nei capelli”. Interessante osservare come, già ho scritto, che l’anagramma di Rein (rene in francese), è Rien ovvero dal francese niente e tra i risentiti renali c’è proprio quello di annientamento. I capelli rappresentano in molte simbologie la forza. Il contrario di questa qualità è la paura. Quando l’uomo ha paura “i capelli gli si drizzano” e i reni per l’improvvisa contrazione lo inducono ad urinare.

Come nel mito di Sansone, così come in altre tradizioni il taglio dei capelli corrisponde non solo ad un sacrificio ma anche ad una resa; è la rinuncia alle virtù, alle prerogative e, addirittura, alla propria personalità, alla propria identità.

Ad alcune danze rituali antiche si partecipava con i capelli sciolti e questa era l’acconciatura degli stregoni nelle loro funzioni, costituiva, quindi, una rinuncia ai limiti e alle convenzioni del destino individuale, della vita usuale e dell’ordine sociale. I capelli sono un’immagine, anche, dei raggi solari ed esprimono, in generale, un legame con il Cielo, un antenna per ricongiungersi al Padre perciò. La ciocca di capelli dei musulmani, o il ciuffo delle divinità indù, indicano il segno di rapporti effettivi e potenziali con il regno sovrumano e indica il superamento dell’individualità e l’uscita dal cosmo. La psicologa junghiana Von Franz si ricollega ai poteri del capello: “I capelli sono una sorgente di poter magico o mana. Tagliare i capelli e sacrificarli indica spesso uno stato di sottomissione a uno stato collettivo nuovo: una resa e una rinascita”.

E’ proprio la cerimonia del taglio (o il semplice pettinarli) che fa subire al soggetto, originariamente puro e divino, una caduta per rinascere in una condizione più terrena, proprio come il neonato che viene al mondo. I capelli, sono, quindi, un serbatoio energetico, contengono simbolicamente la forza vitale. A causa del loro continuo rinnovarsi – il ciclo ininterrotto della caduta e della ricrescita- essi rappresentano l’infinita rigenerazione della natura. Si paragonano all’erba e quindi incarnano la fertilità e la vita. I capelli sono, anche, visti come la sede delle emozioni e il lutto è spesso associato alla perdita dei capelli. Sono cosi i riflessi o lo specchio dell’anima. Ogni affezione della carica energetica di un individuo si traduce in un affezione della chioma. Come il pelo nell’animale, i capelli rivelano la salute fisica e psichica. La calvizie è dunque vista a livello simbolico come la perdita di forze, come il segno di un indebolimento fisico e psichico. Ma può, al contrario, a seconda delle epoche, e degli ambienti, assumere un carattere di affermazione di sé o dei propri valori. Una testa pelata, ci può, però far pensare anche ad un neonato, un piccolo indifeso che necessita dell’altro, di un accudimento esterno per poter esistere. Secondo le 5 Leggi Biologiche il cervello dell’individuo, che non riceve più un contatto sulla testa, come delle carezze, va in allarme producendo necrosi dell’epidermide e in particolare del follicolo pilifero, il senso biologico di questa fase è che grazie alla necrosi diminuisce la sensibilità e si dimentica la mancanza di carezze. Quando il conflitto di separazione delle carezze si risolve l’organismo entra nella fase di riparazione e si ha la perdita dei capelli. Come dice Bianchi il capello che cade lascia un vuoto e rimane in attesa di un nuovo contatto affettivo.

Ritornando al tema della dipendenza dall’altro Athias ci dice che quando il bambino è piccolo è in fusione con la madre, ed essendo tale non s’identifica, non esiste. Ci ricolleghiamo, quindi, al tema della mancanza di esistenza propria, dell’annullamento legato alla conflittualità dei reni. Quando il neonato nasce dovrebbe essere proprio il padre ad accoglierlo, si dice portare alla luce e la luce rappresenta il padre, lui avvolge con le sue grandi mani la testolina pelata. Come afferma la filosofa e psicologa perinatale Giuliana Mieli, sono le braccia del padre ad accogliere il bambino in un incoraggiante invito perché egli possa lasciare la sicurezza ospitale materna scortato dal suo papà, dalla sua protezione e dalla sua esperienza, per osare percorrere il mondo. La mamma può fidarsi a lasciare che il bambino esca solo se sente che lo depone in un luogo sicuro, le braccia del compagno. Il ruolo del padre sarà d’ora in poi quello di allargare l’ambito della protezione con la propria presenza, incoraggiando nel tempo il piccolo a lasciare la mamma, a fidarsi a uscire e a protendersi nella realtà perché c’è lui che lo attende e lo scorta. Mi sembra, quindi, una strada percorribile quella di vedere in una testa senza capelli un bambino in attesa del suo papà, di un padre che lo accolga e lo accompagni ad assumere una sua identità per poter entrare a far parte del mondo. Il padre è, infatti, il tramite fra la propria casa e la società. Ma se quell’incontro accogliente non avviene la persona resterà come un bambino in fusione con la madre, perché il padre non ha svolto quel ruolo essenziale di emancipare il bambino dalla dipendenza e dalle paure. L’assunzione di una sua identità e di un suo ruolo nel mondo saranno problematici, così come stenterà a riconoscersi nella sua interezza, perché ancora in attesa di riconoscimento da parte del padre, allo stesso modo i suoi capelli, considerate antenne celesti, stenteranno a crescere perché non avrà memoria e conoscenza di alcun padre accogliente a cui ricongiungersi.

Eppure in tutto ciò, siamo persone adulte, non più bambini che devono attendere l’intervento di un adulto o di un cambiamento che viene dall’esterno. La crescita costante dei capelli ci ricorda che, in quanto esseri umani adulti siamo responsabili della nostra crescita personale e dobbiamo diventare consapevoli del nostro personale potere di cambiare. Solo andando alla ricerca del nostro padre interiore, il nostro maestro interiore, possiamo smettere di deresponsabilizzarci e infantilizzarci, affidandandoci, ogni volta, ad un’autorità esterna. È solo recuperando il valore dentro di noi, con forza e coraggio, che possiamo prendere in mano le redini della nostra vita e i nostri capelli cominceranno a riflettere di luce propria.

BIBLIOGRAFIA:

Archive for Research in Archetypal Symbolism, Il libro dei simboli. Taschen

Athias, G. Le radici familiari della malattia. Venexia

Battistel, P. La vera origine delle fiabe. Uno editori

Bianchi, F.M. La decodifica della realtà. Sekmet edizioni

Chevalier, J. & Gheerbrant, A. Dizionario dei simboli: miti, sogni, costumi, gesti, forme, figure, colori, numeri. Rizzoli

De Souzenelle, A. Il simbolismo del corpo umano. Servitium

Mieli, G. Il bambino non è un elettrodomestico. Feltrinelli Editore

Morel, C. Dizionario dei simboli, dei miti e delle credenze. Giunti