June 30, 2021 984

La Fibromialgia

Parlando di una condizione come la fibromialgia, che spesso è confusa e considerata da chi non la vive personalmente, come un “disordine psicologico”, come una sofferenza inesistente dal punto di vista fisico, mi preme risottolineare, soprattutto verso chi ne è affetto, il mio approccio di base: per me non può in alcun modo esistere mente senza corpo, e corpo senza mente, essi sono un tutt’uno inscindibile, non può, quindi, sussistere malattia fisica che non sia connessa ad una “condizione mentale”. Il dolore di questa patologia è intollerabile e continuo, eppure spesso invisibile agli occhi degli altri, e questo non fa che amplificare la percezione di sofferenza. Essa si presenta come un disordine muscolo-scheletrico caratterizzato da dolori ricorrenti, sensibilità, infiammazioni muscolari, disturbi del sonno, stanchezza estrema, perdita di energia e rigidità eccessiva.

Viene chiamata anche sindrome di Atlante.

Atlante nella mitologia fu un titano costretto a tenere sulle spalle l’intera volta celeste per volere di Zeus, e proprio così si sentono le donne colpite da tale patologia. Si è sotto l’effetto di una tensione continua, mentale e muscolare. Schiacciate dal peso della vita e dai sensi di colpa. Spesso tale vissuto è accompagnato da un senso di inadeguatezza. I dolori portano, spesso, a isolarsi dalla società, a rinchiudersi in quella gabbia che protegge ma che rende prigioniere, a volte bloccate, persino, all’interno della propria storia familiare.

Come narra nel suo libro sulla guarigione dalla fibromialgia, Elsa Roberta Veniani, esistono due tipi di paure: la paura fisiologica, quella volta a salvarti la vita, e la paura che ti blocca; per il timore di perdere o di avere rimorsi, ci blocchiamo, convinti che fermi e immobili non possiamo rischiare nulla, neppure la derisione da parte degli altri. Così si rimane intrappolati nella propria prigione. È particolarmente esemplificativa la metafora usata dalla scrittrice “La paura congela, ti fa restare immobile nella stessa posizione, ti rende maestro nel saperti mimetizzare con l’ambiente circostante; meno ti fai notare, più fermo resti, meno ti esprimi, più facilmente ti metterai al riparo da giudizi, critiche, rischi e responsabilità. Esattamente come un bel pupazzo di neve che, rimanendo sempre uguale a sé stesso, incapace di esprimere il proprio sentire o di manifestare la propria unicità, trascorre il tempo che gli è concesso convinto che la cosa importante sia sopravvivere intatto fino al primo caldo sole di primavera, per poi rendersi conto, solo ai primi segni di cedimento, che sotto quella coltre di fiocchi di neve pressati abitava un’anima a cu non si è mai data la possibilità di manifestarsi”

Si tratta di un atteggiamento nei confronti della vita giocato in difesa, evitando e sfuggendo a ciò che può, ipoteticamente, rappresentare un attacco verso se stessi, come se ci sentissimo perennemente prede sotto attacco di un pericoloso predatore. Athias lo reputa un comportamento di rimorso anticipato. Non osiamo e ci auto costruiamo una prigione che ci protegge sì, ma che non ci fa nemmeno vivere. Così per evitare la sofferenza ci si finisce proprio dentro.

A livello biologico Athias spiega così il fenomeno del rimorso anticipato: vivendo tale risentito la mia sinapsi non invia l’ordine di funzionare al mio muscolo o lo invia solo parzialmente e io non faccio niente. Dal punto di vista genealogico si tratta di una problematica di comunicazione tra madre e padre. Il nervo funziona con dei circuiti elettrici (elettricità= padre), mentre la sinapsi invia un messaggio chimico (chimica =madre). Quando il padre non comunica con la madre, l’informazione elettrica arriva alla sinapsi e la trasformazione di questa informazione in chimica non avviene. L’informazione chimica della sinapsi è bloccata, e anche il movimento si blocca o diventa doloroso, è, quindi, l’esito di una difficoltà di comunicazione tra maschile e femminile, tra padre e madre, o a livello personale tra il proprio lato maschile e femminile. Quando non riesco a mettere in atto il mio lato più femminile, l’informazione rimane bloccata a livello delle sinapsi e non ci sono sufficienti neuro-mediatori per passare l’informazione di azione al muscolo. Può essere il caso di una donna che fatica a passare dal suo maschile al suo femminile, dalla vita professionale a quella familiare.

In linea generale il rigido giudizio verso se stessi, l’atteggiamento di difesa ed evitamento che ci si è abituati ad assumere nella vita conduce le persone affette proprio verso il loro peggior nemico, il dolore e la sofferenza. Un dolore insostenibile e al tempo stesso difficilmente diagnosticabile, e tutto ciò porta la persona a sentirsi ancora di più vittima incompresa, derisa ed umiliata dagli altri. L’ebraico rivela che il muscolo si associa alla capacità di dominare, quindi ogni problema muscolare testimonia un risentito di dominazione, di tirannia, di pressione da parte di chi ci sta intorno, infondendo il timore di non essere all’altezza. In natura il dolore muscolare è conseguente ad uno sforzo o ad un colpo. Il dolore sarà tanto più intenso se si è stati vinti in seguito allo sforzo, o se comunque non si è riusciti a soddisfare l’obiettivo per il quale si è prodotto lo sforzo e per il quale si è stati costretti a rinunciare. I dolori muscolari, in quest’ottica, narrano il risentito di non essere sufficientemente forti per fronteggiare un dominatore o un ambiente che si ritiene essere più forte. Può, persino, trattarsi di un’impotenza anticipata, perché non ci si sente abbastanza forti di fronte ad una situazione. Non è, tuttavia, solo con la forza fisica e muscolare che si affronta l’avversario, ma con la saggezza, con il coraggio di esprimere ciò che si sente ed essere ciò che si è, indipendentemente dal giudizio degli altri, e soprattutto con il coraggio di raggiungere i propri obiettivi spesso dimenticati in un cassetto impolverato dell’infanzia. Solamente noi abbiamo il potere di liberarci dal dolore della rinuncia.

BIBLIOGRAFIA

Athias, G. Le radici familiari della malattia. Venexia

Bianchi, F.M. La decodifica della realtà. Sekmet edizioni

Martel, J. Grande dizionario delle malattie e della guarigione. Sonda

Veniani, Elsa Roberta. Fibromialgia. Anima Edizioni