“Per essere felici bisognerebbe vivere. Ma vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste, e nulla di più.” Oscar Wilde
Vasco cantava “Voglio una vita spericolata” ma quanti di noi stanno davvero vivendo una vita che vale la pena di essere vissuta, chi sta vivendo e non solo sopravvivendo? Spesso mi capita di concludere la prima seduta indagando, proprio, quanto sia presente una percezione di sopravvivenza rispetto a quella di vita vera, ed è sorprendente quanto questa domanda risuoni profondamente nella maggior parte dei pazienti.
Il cambiamento spaventa, siamo biologicamente predisposti a tornare al “già conosciuto”, tuttavia il cambiamento è inevitabile, fa parte della vita ed è ciò che spesso ci conduce a incontrare noi stessi. Ma proprio perchè il cambiamento ci fa paura, tendiamo a vivere dimenticandoci di noi stessi, fino a quando l’inconscio o come lo vogliamo chiamare, decide di inviarci un piccolo messaggero, per aiutarci a scoprire che l’equilibrio in cui pensavamo di essere immersi non era poi così perfetto.
“Immagina di avere 80 anni e di voltarti indietro: guardi la tua vita e ti rendi conto di non aver mai incontrato te stesso. Hai vissuto senza di te. Ti accorgi di aver solo sfiorato la superficie di te stesso, ma di non aver mai avuto il coraggio di esserci a pieno. Non ti sei conosciuto fino in fondo, non ti sei autorizzato a vivere. Ti sei limitato a esistere.”
Ecco dallo psicologo sì ci si arriva quando si sta male, ma ci si arriva quando una parte di noi profonda e autentica decide di salvarci da quella ultima considerazione troppo tardiva. Decide di darci un’altra opportunità. Così funziona il sintomo emotivo o fisico che sia. E’ un campanello venuto a svegliarci per sospingerci a togliere quella maschera con cui conviviamo da troppo tempo. La maggior parte di noi si anestetizza al dolore cronico, si tappa occhi e orecchie per non vedere e sentire ciò che non va più bene, riempie il tempo di cose, progetti e pensieri per tenersi occupato e non pensare a se stesso. Ma poi se siamo fortunati arriva l’ansia, l’attacco di panico, una gastrite cronica, un emicrania invalidante.
Ecco il privilegio del mio lavoro, assistere a questo straordinario momento di transizione, accompagnare ad avere fiducia in questo processo di rinascita che aiuti a vivere a pieno e autenticamente la vita, perchè nascere non basta mai a nessuno, abbiamo tutti bisogno di rinascere, ma per farlo bisogna avere “il coraggio di soffrire per cessare di soffrire”.