May 12, 2021 912

Vittime o artefici?

Ho più volte spiegato come possiamo considerare la nostra vita l’esito della nostra eredità genealogica. Jung affermava “Rendi cosciente l'inconscio, altrimenti sarà l'inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino”.

Ebbene lì nell’inconscio, o Subconscio per altri studiosi, risiedono quelle leggi che hanno governato la nostra famiglia e che, quindi, ci spingono a essergli leali per un principio di equilibrio omeostatico e ripetizione ossessiva. E’ seguendo tali leggi che ci riteniamo vittime di un fato insensato e quindi impotenti di fronte alle difficoltà e gli ostacoli della vita. Come ho già detto il lavoro su di sé permette di comprendere le leggi che hanno governato ogni nostra scelta, il perché alcune malattie ci perseguitano, come mai nella nostra vita certe sfide continuano a ripresentarsi. La domanda, ora, è, ma quindi comprendere tali dinamiche cosa cambia? Sapere il perché di certi avvenimenti ci rende forse più padroni della nostra vita?

Quando domina l’ego, il re del subconscio, la nostra vita è comandata dalle ferite del passato, da paure e sensi di colpa, vibriamo a frequenze basse, attirando solo negatività. Quando è lo Spirito a dominare, il Superconscio ispira la nostra vita, che attinge alla potenza divina e quindi diventiamo potenzialmente onnipotenti. La consapevolezza di se stessi è essere consci istante per istante se, in quel momento, siamo guidati dall’Ego o dall’Io sono, dal Subconscio o dal Superconscio. Il libero arbitrio è la possibilità di scegliere se stare nelle paure o nell’amore, nell’Ego o nell’Io sono. Jodorowsky afferma che ciascun individuo è il prodotto di due forze: la forza imitatrice governata dal gruppo familiare e la forza creatrice guidata dalla Coscienza Universale, ne deriva l’Essere culturale e l’Essere essenziale, comandati, rispettivamente, da Subconscio e Superconscio. Le forze di ripetizione ci spingono alla ripetizione ossessiva e quelle di creazione ad accostarci a quello che siamo veramente. Due campi di energia contrapposti e a volte complementari. Siamo spinti sia a ripetere ciò che è noto sia dall’aspirazione a realizzare qualcosa di nuovo, un progetto futuro. Il nostro Essere essenziale coesiste, quindi, con il nostro Essere culturale. Al centro vi è l’individuo con il suo inconscio personale, familiare, collettivo e infine divino, sorgente di ogni coscienza.

In una famiglia segnata dalla rovina economica, l’individuo è portato, seguendo un principio omeostatico di lealtà familiare, a ripetere quanto già avvenuto nell’albero, eppure quando l’individuo in uno slancio di consapevolezza e creazione divina riesce a superare gli ostacoli e innanzarsi al cambiamento, apporta una nuova informazione all’albero e lo rinvigorisce. Ciascuno di noi è contemporaneamente figlio dei propri genitori ma anche creazione unica dell’Universo che supera la volontà individuale dei genitori. Il lavoro su di sé ci permette di comprendere che le difficoltà della nostra vita sono le resistenze che il nostro albero manifesta al tentativo di introdurre informazioni nuove. In un primo tempo ci parranno insormontabili, ma sono gli ostacoli che ci rendono più forti, in altre parole l’albero vuole testare bene la nostra determinazione prima di darci fiducia e lasciarci introdurre un cambiamento. Lungo la via di tale realizzazione, le forze ripetitive dell’albero, della società e della cultura mettono davanti alla persona in cerca di se stessa una miriade di impedimenti e lì, o di nuovo reagiamo come già hanno fatto le generazioni che ci hanno preceduto, comportandoci da eredi, oppure ci rifacciamo alla Coscienza divina, al Superconscio, alla creatività, consentendo all’ostacolo di diventare il nostro maestro e questo ci sosterrà nel trovare una soluzione nuova, la cui coscienza è la Coscienza universale. Per superare i propri limiti bisogna, però, cominciare a toccarli.

La legge del Dharma afferma che ci siamo manifestati nella forma fisica per realizzare uno scopo, ognuno di noi ha un talento unico e una maniera unica di esprimerlo. Ognuno di noi è qui per scoprire il suo Io superiore, è nostro compito scoprire dentro di noi il nostro Dio embrionale che desidera nascere. Tengo a precisare che, per il mio sentire ovviamente, quando parlo di libero arbitrio, non intendo che da un seme di ciliegio possa nascere una pianta di melo, la trama della nostra vita è stata decisa dalla nostra stessa anima prima di incarnarsi e tale rimane, ma tramite la consapevolezza abbiamo la possibilità di scegliere come meglio viverla, come affrontare i temi da noi scelti, diventeremo necessariamente una pianta di ciliegio ma potremo scegliere quale forma assumere e quanti frutti dare.

In altre parole allineandoci alla coscienza divina, usciamo dallo stato infantile divenendo adulti che padroneggiano il film della nostra vita. Allora ecco che, tornando alla domanda iniziale se siamo vittime o artefici, la risposta è che il lavoro su di sé ci permette proprio di uscire dal vittimismo a cui ci condanna il passato e vivere nel qui e ora, creativamente, il progetto del nostro vero Sé, la nostra vera Essenza, perché nell’Impronta sono impressi tanto i nostri conflitti, quanto i programmi di guarigione.

Bibliografia:

Brebion, J. L’impronta di nascita. Edizioni Quintessence

Jodorowsky, A. Metagenealogia. Feltrinelli